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La privacy sul web: iOS 14 e la “legge” di Apple

Nella lotta sulla questione privacy Apple entra in gioco col suo iOS 14, ultima versione del suo sistema operativo, in grado di bloccare ogni tracking di terze parti e di rendere di fatto i prodotti della mela blindati ad ogni forma di adv.

Con la questione della privacy che si fa ogni giorno più pressante era solo questione di tempo prima che i Big del settore informatico scendessero in campo e decidessero di intervenire in proposito.

Nessuno però si sarebbe mai potuto aspettare la mossa fatta da Apple che, con il suo ultimo aggiornamento del sistema operativo a iOS 14, ha letteralmente dichiarato guerra al tracking e all’advertising di terze parti.

Il nocciolo della questione

Alcune settimane fa, per la precisione il 26 Aprile, l’azienda di Cupertino ha rilasciato l’ultima versione del suo sistema operativo mobile: iOS 14.6, aggiornamento di iOS 14 che aggiunge una serie di nuove funzionalità a quelle già a disposizione degli acquirenti di iPhone.

Una di queste è l’App Tracking Transparency, una soluzione creata specificatamente per individuare e bloccare il tracciamento di qualsiasi tipo di dato da parte di terzi mediante app e servizi: infatti ogniqualvolta un’app viene installata o aperta viene subito scansionata dal sistema Tracking Transparency e, in caso di riscontro positivo, compare una finestra che informa l’utente che le sue informazioni stanno venendo tracciate, lasciando poi a lui la scelta se bloccare la raccolta dati o meno.

A detta di Apple tale funzione è stata inserita per venire incontro alle richieste del pubblico, sempre più preoccupato per le possibili violazioni della privacy tramite il tracciamento delle attività online e delle app.

Ovviamente una simile azione di forza non poteva passare sotto silenzio e nel giro di pochi giorni sia Facebook che Twitter si sono scagliati contro l’iniziativa anti-tracking promossa dalla casa della mela: in particolare Facebook, le cui entrate sono fortemente legate al mercato degli annunci personalizzati, ha tentato in più modi di opporsi a tale manovra arrivando addirittura a minacciare di rendere le versioni dei suoi social network per iOS a pagamento.

Lo sceriffo Apple

Per quanto apparentemente tutta l’operazione possa sembrare solo un gesto spontaneo di Apple per venire incontro alle richieste dei propri clienti, io non riesco a fare a meno di pensare che in realtà si tratti di una manovra volta ad eliminare la concorrenza.

Per quanto infatti la funzionalità Tracking Transparency blocchi ogni tipo di tracciamento dei software delle terze parti, lasciando all’utente la possibilità di scegliere se essere monitorato o meno, al contrario i programmi proprietari della casa della mela vengono automaticamente autorizzati a memorizzare ogni tipo di dato senza bisogno di alcun consenso.

Da qualunque parte la si guardi la cosa non può che apparire come un tentativo di monopolizzazione del mercato ADV: pilotando la scelta del consumatore, di fatto non mostrandogli i tracking operati dalle sue stesse app, Apple si garantisce una posizione di dominio rispetto a qualsiasi possibile competitor prima ancora che esso abbia anche una sola chance di intercettare l’utente.

Dal canto suo l’utente, credendo di aver protetto la propria privacy dalle “minacce del tracking” è ben felice di ringraziare Apple per avergli fornito uno strumento così utile.

Ora, se all’utente fosse davvero data la possibilità di escludere ogni tipo di tracking senza eccezioni, iOS 14 sarebbe davvero solo un sistema operativo creato con in mente il benessere delle persone e con un occhio di riguardo alla questione privacy.

Dato però che le cose stanno diversamente non posso che condannare la condotta di Apple: nessuno, infatti, privato o azienda che sia, dovrebbe mai imporsi sulla libera scelta degli altri, a maggior ragione se questo comporta un danno sia verso l’utente finale che le altre imprese presenti sul mercato.

In un contesto in cui la raccolta dati è veicolata da una singola compagnia non solo le altre aziende non possono in alcun modo sperare di emergere tramite gli annunci personalizzati, ma gli utenti sono anche costretti a vedere solo gli annunci approvati dal monopolio, privandoli di fatto della libertà di scelta.

Nei prossimi mesi verranno sviluppate delle soluzioni ad hoc per contrastare questo sistema, ma la questione rimane e dato che Google sembra intenzionato a seguire l’esempio di Apple non credo che questa sarà l’ultima volta in cui parleremo di blocchi al tracciamento dei dati.

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